TESTI DI MARIA LUISA GRIMANI
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POESIA
VISIVA |
. (dicembre
2002) |
SPAZIO
SUONO MANO SUONO SPAZIO
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Luna, 27 ottobre 1992 Ora so perchè sono qui. Non per vedere la luna più da vicino ma per guardarmi indietro verso casa. La Terra. Osservo l'immagine dell'alba e del tramonto terrestre sullo sfondo di un pianoro lunare e il tempo sembra non esistere. "Improvvisamente dietro la linea dell'orizzonte della luna, in lunghi lenti movimenti di immensa maestà, ecco emergere un gioiello blu e bianco, una luce, una delicata sfera blu-cielo avvolta in bianchi veli fluttuanti. Sorge gradualmente simile ad una piccola perla in un denso mare di nero mistero" Raccolgo le parole dell'astronauta Edgar Mitchel e le uso come filo conduttore dei miei gesti, dei miei segni cosmici. In seguito, impagino i miei gesti in un'unica voce: "spazio suono mano suono spazio". La mano messa fra le parentesi spazio suono è espressione terrestre, è testimonianza della presenza dell'uomo nell'universo. Vinta la paura del vuoto, dell'ignoto, il gesto dell'uomo si muove all'unisono con il cosmo. E' parte attiva della creazione. Mi affascina l'immagine di un qualcosa di straordinariamente piccolo che genera l'incredibilmente grande, dell'uovo primordiale che esplode con fragore, crea e riempie lo spazio di polveri e suoni, dando vita alle attuali galassie. Per me non esiste movimento senza suono. Un suono di diverse nature, dal silenzio più profondo alle voci e ai rumori, alla musica, alle risonanze interiori di ciascuno di noi. Da tutto ciò derivano le mie pagine nere come fotografie, e i colori della terra che danno vita a segni-oggetto danzanti nello spazio e nel suono. (Le
Bourget - Parigi, 1993)
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MAPPALUNA
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Oggi scopro l'immenso piacere di trovarmi quassù e mi guardo attorno. Questa luna dal colore indefinibile, fatta di crateri, sabbie, rocce, silenziosi, immobili, senza respiro, potrà ancora farci sognare? Lontano sento un fievole suono di tamburello che man mano avanza prepotente squarciando il nero velluto del cosmo. "La sua luna di pergamena Bella suonando viene..." e l'immagine evocata da Garcìa Lorca canta per noi e la sua eco sembra non aver fine. Continueremo a chiederci "Che fai tu luna in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna?" come se lo chiese Leopardi tanti anni fa? Sì! Poeti, pittori, uomini di scienza e bambini di tutto il mondo continueranno a raccontare le loro storie specchiandosi in una luna talvolta amara e sempre misteriosa. Anche Betty pensava alla luna. Così abbiamo voluto verificare la potenza evocativa dell' antica luna e la coscienza materica della luna svelata, in un unico progetto, dove l' architettura di Betty e il mio segno pittorico si sono amalgamati in una sola immagine. Sono nate lune nere, lune
d'argento, lune piene e lune nuove. (Museo Caproni - Trento, 1993)
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IL VUOTO
MERAVIGLIOSO
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"La forma così intimamente connessa al suo spazio vuoto suscita il sentimento del 'vuoto meraviglioso' dal quale improvvisamente l'evento si manifesta "La via dello Zen - A.W.Watts). Ho avuto da sempre la sensazione che qualsiasi pagina, foglio, tela bianca non fosse uno spazio delimitato ma fosse parte di un qualcosa di infinito e profondo. Quando ascolto una musica, quando seguo una danza, quando osservo lo scorrere delle acque o sento il vento tra gli alberi, mi prende il desiderio di cogliere l'attimo in cui i gesti, i movimenti, i ritmi sembrano fondersi con la mia natura. Nascono così segni che danzano, che si rincorrono, si incrociano nello spazio vuoto e profondo. L'impulso che li esprime è come un raggio improvviso , un laser, che sintetizza e allinea gli stimoli complessi della tradizione occidentale ed orientale. "Accidenti controllati" che si collocano in modo dialettico con le altre mie ricerche sulla poesia, sul colore, luce e forma.
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GLI SCACCHI
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Devo probabilmente alla combinazione tra questa "scuola" e il caso la svolta personale che andavo cercando nel mio lavoro e che si rivelò la prima volta osservando una partita di scacchi. Ricordo che guardando con attenzione i due avversari, mi chiedevo quanto sarebbe stato interessante vedere la trama delle loro mosse se non addirittura la sintesi della loro partita. La rappresentazione di una partita di scacchi era lì davanti a me: due giocatori, una scacchiera e i diversi pezzi, i re, le regine, i cavalli, gli alfieri, le torri, i pedoni. Ogni giocatore ha una strategia, applica una tattica, studia aperture e finali, commette errori, inventa mosse geniali e imprevedibili. Ogni mossa è la testimonianza di un complesso lavorio mentale. Ed ero consapevole che man mano che la partita avanzava e i pezzi sparivano dalla scacchiera, nasceva un invisibile tracciato. Era questo che volevo interpretare poiché ero convinta, ancor prima di renderlo visivo, che sarebbe apparso come una costruzione armoniosa, equilibrata, originale. Decisivo si è rivelato il tradurre in immagine la mossa del cavallo: invece di tracciare una linea ad L come indicato nelle regole del gioco usai la diagonale che la mano esperta del giocatore traccia trasportando direttamente il pezzo da una casella all'altra. Una diagonale diversa da quella dell'alfiere, che dava dinamicità all'intero tracciato creando nuove linee di forza. Partite brevi, con poche mosse, erano le più efficaci. Approfondendo questa ricerca sugli scacchi, (alcune mie partite furono pubblicate da Bruno Munari nel suo libro "La scoperta del quadrato" edito da Zanichelli, 1977) mi accorsi che nel prendere nota di tutti i movimenti dei due giocatori applicavo un metodo analitico, mentre nel ricostruire tutti i movimenti in un'unica immagine cercavo e trovavo la sintesi. Nella mossa del cavallo avevo scoperto una leva del momento creativo: questo movimento a salto diventò per me il simbolo visivo di come si possa uscire dagli schemi e trovare per intuizione i propri personali collegamenti. L'elaborazione di una strategia e la sua traduzione in tattica diventarono per me la scelta del percorso e della tecnica giusta nel realizzare le mie opere. A questo punto mi accorsi di aver trovato un metodo di lavoro che potevo applicare, adattandolo di volta in volta ai diversi studi sulla natura, ai linguaggi visivi della poesia, alla trascrizione della musica e della danza in immagini. Un metodo, non rigido e definitivo, ma una metodologia snella e aperta alle varianti che lapprendimento di nuove idee, nuovi stimoli può suggerire. (Monza,
20 gennaio 1994) |
L'ALBERO |
(Monza,
1 luglio 2000) |